L’abitato rupestre del quartiere Santo Ponte, è inserito all’interno di un ambizioso progetto di riqualificazione urbana denominato “Cavalcata di Santa Anastasia”. Questo progetto non solo mira a valorizzare il patrimonio storico e culturale della zona, ma anche a creare un collegamento tra il passato
e il presente, rendendo il sito accessibile e fruibile per i visitatori.
All’interno di quest’area, si trovano grotte rupestri risalenti a diverse epoche storiche, testimoniando la continuità di vita e cultura nel tempo. L’antica porta, che si affaccia su un dirupo, è un architettura che rimanda al periodo di Andrea Carafa (XVI secolo) e faceva parte di una delle tre porte d’accesso di Santa Severina, insieme a Porta Nova e Porta della Piazza. È affascinante riflettere sulle sfide dell’abitare in un contesto così impervio. Accanto ad essa, i resti di una chiesa (forse dedicata a San Nicola), con un vano ipogeo sottostante, sono già stati segnalati dal noto archeologo Paolo Orsi.
La funzione e la storia di questo luogo sacro sono ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi, rivelando il mistero che avvolge il
passato di questa comunità.
Particolarmente suggestivi sono anche i resti di quelli che potrebbero essere i pilastri e i muri di un’antica sinagoga, situate un po’ più a nord del sito di Santo Ponte. Queste strutture offrono uno sguardo intrigante sulle pratiche religiose di diverse culture che si sono susseguite nella regione, arricchendo ulteriormente il valore storico del sito. La varietà di reperti e strutture archeologiche presenti testimonia un mosaico di influenze e tradizioni che rendono questo abitato rupestre un luogo di grande interesse per chi desidera scoprire le radici storiche della Calabria.