Museo Archeologico

Museo Archeologico – Castello di Santa Severina


All’interno degli ambienti del Castello di Santa Severina, è collocato il Museo Archeologico, come collezione permanente esposta per la prima volta nel 1998 a cura della Soprintendenza dei Beni Archeologici della Calabria.
I reperti si suddividono in diversi locali, il primo adiacente all’attuale biglietteria del castello e gli altri all’interno del piano inferiore del mastio. Le vetrine allestite raccontano una linea temporale abbastanza lunga che va dal periodo antico fino al XIX secolo.
Un percorso che inizia con i popoli più arcaici vissuti nel territorio: gli enotri, i brettii e i greci, infatti si possono ammirare reperti interessanti che vanno dall’età del ferro fino all’età classica, tra cui una grande arula con eroti in lotta proveniente dal vicino territorio di Altilia, statuette con volti femminili, ceramica e ornamenti vari in un buono stato di conservazione.
Negli ambienti del mastio invece, l’arco cronologico si sposta verso il periodo bizantino, il quale racconta di reperti diversi tra di loro, si passa da una croce reliquiaria dell’VIII secolo in bronzo fino ad oggetti di uso quotidiano realizzati in osso di animale, come ad esempio un aulos (piffero) oppure un dado da giochi.
Oltre ad alcuni frammenti di affreschi e oggetti ceramici e metallici; non mancano monete e ceramiche da tavola e da dispensa come anfora e cocci di varie dimensioni, che attestano la fase normanna. 

Tra i reperti più importanti ritrovati, in questo passaggio cruciale dal mondo bizantino a quello normanno, quindi dal rito greco a quello latino, vi sono due tarì, monete d’oro di notevole rilevanza culturale, in quanto nella rappresentazione grafica ci sono sia le leggende cufiche, cioè le iscrizioni islamiche, sia la croce greca. Quindi era una monete che accomunavano le popolazioni egemoni dell’epoca nel mar Mediterraneo: gli arabi e i greci-bizantini, del resto ebbe un notevole successo storico in quanto mantenne il suo valore fino al XIX secolo, infatti nei versi di Giovanni Verga che racconta la Sicilia del tempo, viene menzionato più volte.
Per il periodo svevo, e in particolare per quello angioino, si segnalano ceramiche decorate con motivi in ocra, bruno e rame su fondo bianco; nei periodi successivi, sono conservati oggetti di uso in osso, vetro e metallo, articoli di uso quotidiano e piccole suppellettili. Da segnalare una coppetta definita la loza dorata: una ciotola in ceramica decorata con figure filiformi in oro.

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