Chiesa di Sant’Anna
La chiesa si trovava vicino alla porta della Grecìa. Nel 1559, durante la visita del vicario Cerasia, il cappellano era Don Victorius Sfalanga. Il beneficio di ius patronato era della famiglia Sfalanga e comprendeva cinque case (una sotto Santa Anna, una alla Grecìa, una nella cappella di San Giovanni Battista e due in piazza) e un vigneto in località “Ghane”. Il vicario ordinò al cappellano di presentare i documenti di concessione e dotazione della chiesa, di far dipingere un’immagine della santa presso l’altare e di riparare il tetto. Il titolo della chiesa è legato agli Albanesi, poiché Santa Anna era la loro patrona, e si collega alla porta vicina e al quartiere della Grecìa.
A metà Settecento, non aveva celebrazioni regolari e riceveva poche donazioni, quindi le messe si tenevano solo il giorno della sua festa. Era gestita per devozione dal canonico Francesco Antonio Godano. Alla fine del Settecento, la chiesa era ancora in funzione e si trovava vicino a quella di San Nicola.
Attualmente la chiesa di Sant’Anna presenta un’ingresso con alcuni scalini che aprono ad una vista mozzafiato sulla valle sottostante. La facciata è caratterizzata da un portoncino, una finestra soprastante e in parallelo un piccolo campanile, come tutto il resto dell’edificio ha subito un restauro semplice ma elegante. L’interno, di minute dimensioni, è completamente vuoto con un piccolo altare in fondo all’unico navata.
Nonostante sia stata costruita su una grande roccia, che ancora oggi caratterizza il luogo, la chiesa è chiusa al pubblico da molti anni per inagibilità strutturale.