Museo Diocesano

Museo Diocesano di Arte Sacra

 

Situato nel Palazzo Arcivescovile, conserva una delle più importanti raccolte di arte sacra esistente in Calabria. Nella sezione “Luoghi” sono trattati gli edifici di culto che testimoniano la storia del Cristianesimo dalle catacombe alla prime basiliche, dai battisteri alle chiese bizantine, dalle strutture abbaziali alle cattedrali post-tridentine. Nella sezione “Oggetti” sono presentati arredi ecclesiastici, gioielli (la spilla d’oro angioina, pitture, sculture, reliquiari, ostensori e paramenti sacri. Nella sezione “Documenti” sono esposti libri liturgici, pergamene (famosa la Bolla di Papa Lucio III, 1184) privilegi, ecc. Importante la sezione dedicata alla storia della chiesa santaseverinese: dalla nascita della metropolia all’istituzione della Diocesi di Crotone-Santa Severina. Da segnalare, inoltre, la sezione degli “Ex voto”, quella dei “Paramenti sacri” e l’importante raccolta di reperti archeologici e monete donata al Museo dal Dott. Francesco De Luca.
Entrare nelle chiese, nelle parrocchie, in alcuni musei dei paesi del nostro territorio ci può portare a conoscere movimenti artistici differenti tra di loro e in alcuni casi anche molto notevoli. Il museo diocesano di arte sacra di Santa Severina è una realtà calabrese che ospita una serie di dipinti, circa quaranta, appartenenti tutti alla sfera religiosa cristiana. Il contesto storico è il punto fondamentale da dove si deve partire per ricostruire la vicenda di ogni determinata opera in modo tale da capire le varie correnti artistiche che avvolgevano il territorio calabrese. Il committente principale per la richiesta di opere d’arte che dovevano avere il gusto dell’epoca, fu principalmente l’istituzione ecclesiastica nella figura dei vescovi e in alcuni casi anche dei parroci. Di varia provenienza, sono le botteghe che hanno partecipato alla formazione di un corpus di dipinti, dei quali la maggior parte hanno come punto di riferimento la scuola napoletana, centro di eccellenza e porto culturale da cui transitavano artisti da tutta Europa. I dipinti del museo, come anche di altre situazioni calabresi, sono stati realizzati per essere esposti, nella maggior parte dei casi, nelle chiese per una funzione devozionale orientata a manifestare il rapporto dell’individuo con il sacro.
I pittori che hanno lasciato traccia a Santa Severina, principalmente tra il XVI e il XX secolo, sono figli di movimenti artistici che probabilmente cercavano di avvicinarsi ai grandi maestri del tempo, talvolta copiandoli e altre volte rielaborandoli anche con pregevole originalità. La Madonna con Bambino, probabilmente di bottega toscana, dal forte coinvolgimento emotivo e dall’attenzione al paesaggio tipico del XVIII secolo, oppure la tela di Sant’Antonio di Padova, in un memento mori databile intorno alla metà del seicento, caratterizzata da colori caldi che emergono da uno sfondo buio, sono un fulgido esempio di una qualità raffinata che circondava la diocesi di Santa Severina. Particolare è la galleria di vescovi raffigurati su dipinti per lo più del XX secolo, la quale documenta la presenza di questi importanti personaggi che hanno cambiato in un arco cronologico millenario, prima come metropoliti e in seguito come arcivescovi, la storia di Santa Severina. Immagine immediata ed eloquente è quella dell’arcivescovo Ludovico del Gallo, rappresentato dal pittore, anch’esso anonimo, con una lunga barba bianca, in abito talare ricamato, la mano destra indica la biblioteca alle sue spalle con chiara allusione al suo gusto per la cultura. Inoltre, recentemente sono state accolte nella pinacoteca del museo altre nove tele restaurate, tutte databili intorno al XVIII secolo, riferibili a diverse botteghe minori dell’Italia meridionale con rappresentazioni figurative attinenti sempre al contesto liturgico-religioso.
In riferimento alla scultura e agli elementi lapidei presenti nel Museo Diocesano di Santa Severina, si ha la possibilità di imbattersi in diverse epoche storiche e in varie tecniche artistiche. I frammenti ritrovati, grazie agli scavi effettuati all’interno del Battistero, della Cattedrale, dello stesso Palazzo Arcivescovile, sono pezzi riconducibili al periodo del basso medioevo calabrese. Momento cardine della commistione tra la cultura bizantina e quella normanna sono proprio i secoli dal XII al XIV, che hanno visto l’importante passaggio dal rito greco-bizantino al rito latino.
La transenna, la testa di santo, i vari capitelli, i leoni stilofori sono tutti elementi che appartengono alla prima costruzione degli edifici più influenti della sfera religiosa di Santa Severina. Questi, facevano parte di arredi di dimensioni maggiori, ma che probabilmente subendo il cambiamento verso nuove forme di arte sono stati alcuni riutilizzati altri accantonati. Si può pensare comunque ad una eventuale scuola di scalpellini presente sul territorio che ha agito all’interno di un contesto che comprendeva l’influenza dello stile bizantino con le novità plastiche della cultura normanna. Tra il XVI e il XIX secolo, gli scultori che lavorarono all’interno della diocesi di Santa Severina, scelsero di utilizzare, nella maggior parte delle loro opere, il legno. La scultura lignea conservata all’interno del Museo è fortemente caratterizzata dalla corrente napoletana, centro principale per la formazione di botteghe artistiche dell’Italia meridionale. Ne afferma la presenza un San Giuseppe con Bambino attribuibile ai fratelli Patalano e un San Michele Arcangelo di Bernardo Valentini, allievo di Giacomo Colombo, entrambi di sublime eleganza sia nelle forme che nella scelta della tonalità dei colori. Ma sicuramente, nondimeno, fu il ruolo svolto da Rogliano e Serra San Bruno, scuole che hanno prodotto numerosissime opere all’interno del contesto calabrese e non solo. Un tabernacolo finemente intarsiato con una ricca decorazione a racemi intrecciati arricchiti da foglie e grappoli, e un altro San Michele Arcangelo firmato e datato da Vincenzo Zaffiro rappresentano al meglio l’appartenenza a queste due botteghe calabresi che certamente hanno avuto un loro modus operandi degno di nota. Da segnalare sono altre tre opere lignee del XVIII secolo, di ignoti scultori meridionali: una Immacolata, un San Francesco di Paola e una Santa Agnese probabilmente collegate a questo circuito di maestri di Calabria, ma sempre influenzati dalla scuola napoletana e dagli artisti leccesi della cartapesta.
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